La maternità porta con se
gioie immense come anche grandi responsabilità; questo è assodato, è stato detto e ridetto, scritto e riscritto, pubblicato e ripubblicato. Quello che però non viene mai detto o meglio, non viene mai abbastanza sottolineato, è che l
a maternità porta con se la privazione del tempo. I pargoli sono delle piccole creature succhia secondi, minuti, ore addirittura giorni e stagioni. Non importa l'età dei propri figli, se la
mamma sia o meno lavoratrice e se ci sia uno stuolo di nonne al servizio; ogni maternità porta con sè una
privazione diversa che, analizzata singolarmente non sembra avere un'incidenza determinante, ma che se sommata ad ogni
singola altra privazione fa sorgere il
pensiero tabù: "Oggi non ho proprio voglia di fare la mamma!" E questo pensiero non può essere espresso ad alta voce perchè non è conveniente, non si addice allo status di madre e
rimanda il pensiero a poveri figli trascurati e non voluti. Se ci fermassimo a riflettere scopriremmo che: esistono giorni in cui la mamma non riesce nemmeno ad andare a fare pipì da sola; esistono settimane in cui la mamma non riesce a telefonare 10 minuti ad una
cara amica lontana, esistono mesi in cui la mamma non si ricorda nemmeno più come sia fatto un ristorante ed esistono anni in cui la mamma non si ricorda la sensazione di una passeggiata in spiaggia mano nella mano con il
papà. Ovviamente alla fine della stagione della maternità il pensiero è che ne sia valsa la pena, che il gioco è valso la candela; ma ci sono dei secondi, minuti o addirittura ore in cui il
pensiero tabù fa comunque capolino ed allora perchè non ammettiamo che non c'è niente di tanto sbagliato nel pensare che "
oggi non si ha proprio voglia di fare la mamma "