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Foto dei figli sui social al rientro a scuola: l’allerta di Telefono Azzurro

 

Ogni settembre, con l’avvio del nuovo anno scolastico, milioni di genitori italiani immortalano il ritorno a scuola dei propri figli. Zainetti colorati, grembiulini stirati, visi emozionati e sorridenti: il “primo giorno” rappresenta una tappa significativa della crescita di un bambino, un momento che molti adulti vogliono ricordare e condividere. Tuttavia, negli ultimi anni, diverse associazioni per la tutela dei minori – tra cui Telefono Azzurro – hanno più volte lanciato un allarme: pubblicare online le immagini dei propri figli, specialmente in occasione di eventi scolastici, può comportare gravi rischi per la sicurezza e la privacy di bambini e adolescenti.

La normalizzazione della condivisione

Viviamo in un’epoca in cui i social network sono diventati parte integrante della vita quotidiana. Condividere foto e momenti personali sembra un gesto naturale, quasi inevitabile. Tuttavia, quando si tratta di minori, le dinamiche cambiano. Secondo diverse ricerche, un bambino può comparire online in migliaia di fotografie ancora prima di compiere i cinque anni, spesso senza alcuna consapevolezza né consenso. Questo fenomeno è stato ribattezzato “sharenting”, termine nato dall’unione delle parole share (condividere) e parenting (essere genitori).

Il “primo giorno di scuola” rientra a pieno titolo tra i momenti più condivisi: genitori orgogliosi scattano e postano foto in cui i figli sono ritratti davanti all’istituto, spesso accanto all’insegna con il nome della scuola o con dettagli riconoscibili. E proprio qui si annida il problema: quegli stessi dettagli, apparentemente innocui, possono diventare informazioni preziose per malintenzionati.

I rischi concreti

Telefono Azzurro, da anni in prima linea nella tutela dei minori, sottolinea come la pubblicazione non controllata di immagini possa tradursi in vari rischi:

  1. Geolocalizzazione involontaria
    Una foto scattata davanti all’ingresso di una scuola o in un cortile facilmente identificabile rivela con precisione dove un bambino trascorre gran parte della giornata. A ciò si aggiunge il rischio legato ai metadati: se non vengono rimossi, le foto possono contenere coordinate GPS.

  2. Furto di identità e uso improprio delle immagini
    Le immagini condivise sui social non restano circoscritte agli amici più stretti. Una volta online, possono essere scaricate, manipolate, persino utilizzate in contesti inappropriati o criminali. In alcuni casi documentati, le foto di minori finiscono in circuiti pedopornografici o vengono utilizzate per profili falsi.

  3. Etichettamento digitale precoce
    Ogni foto contribuisce a creare una sorta di “archivio digitale” della vita di un minore. Questi contenuti rimangono potenzialmente accessibili anche anni dopo, quando l’adolescente o il giovane adulto potrebbe non desiderare più quella esposizione. È una perdita di controllo sulla propria immagine che può avere ripercussioni anche sul piano professionale e sociale.

  4. Bullismo e cyberbullismo
    Alcune foto, per quanto innocenti, possono essere riprese e derise da coetanei. Capelli spettinati, un abbigliamento particolare, un’espressione buffa: elementi che, se diffusi, possono diventare bersaglio di prese in giro, soprattutto nell’età adolescenziale.

La posizione di Telefono Azzurro

L’associazione insiste da tempo sull’importanza di una cultura digitale consapevole. Condividere online la vita dei propri figli non è un gesto neutro. Al contrario, implica precise responsabilità legali ed etiche. Telefono Azzurro invita i genitori a riflettere su una domanda chiave:

“Mio figlio, da adolescente o adulto, sarebbe contento che quella foto fosse online?”

Spesso la risposta è negativa. Il diritto alla riservatezza e all’autodeterminazione dell’immagine appartiene al minore, non al genitore. Pubblicare foto senza consenso, anche se fatto con orgoglio o affetto, può costituire una violazione di questo diritto.

Alternative sicure alla condivisione pubblica

Esistono modi per conservare e celebrare i ricordi senza esporre i figli a rischi:

  • Album privati: creare raccolte fotografiche su dispositivi personali o su servizi cloud protetti da password.

  • Gruppi chiusi e selezionati: se proprio si desidera condividere, limitarsi a cerchie ristrette e fidate, evitando la diffusione pubblica.

  • Attenzione ai dettagli: evitare di mostrare nomi di scuole, indirizzi, uniformi con loghi identificativi.

  • Educazione digitale: spiegare ai bambini, man mano che crescono, cosa significa condividere un contenuto online e quali conseguenze può avere.

Il ruolo della scuola

Anche le istituzioni scolastiche hanno un ruolo cruciale. Molte scuole hanno introdotto regolamenti specifici che vietano la pubblicazione di immagini dei minori senza autorizzazione scritta dei genitori. Alcune propongono progetti di educazione alla cittadinanza digitale, sensibilizzando bambini e famiglie sul tema della sicurezza online. Telefono Azzurro collabora con diverse realtà educative proprio per rafforzare questa consapevolezza.

Un problema culturale

In fondo, il tema non riguarda solo la tecnologia, ma un cambiamento culturale più profondo. La società contemporanea è abituata a mostrare, raccontare e condividere ogni frammento della vita quotidiana. L’orgoglio genitoriale trova nei social una vetrina immediata. Tuttavia, ciò che appare innocuo o persino tenero per un adulto, può avere conseguenze pesanti per un bambino.

In altre parole, si tratta di ritrovare il confine tra sfera privata e sfera pubblica. Telefono Azzurro ricorda che il benessere e la sicurezza dei minori devono avere la priorità su qualsiasi esigenza di visibilità o condivisione.

Condividere la foto del primo giorno di scuola sui social può sembrare un gesto d’affetto, ma in realtà comporta numerosi rischi concreti per bambini e adolescenti: dall’esposizione involontaria a sconosciuti, al furto d’immagine, fino a conseguenze future sulla reputazione digitale. Le raccomandazioni di Telefono Azzurro invitano a riflettere prima di cliccare su “pubblica”: è davvero necessario che quel momento intimo diventi patrimonio di tutti?

Proteggere i minori significa anche questo: custodire i loro ricordi e le loro esperienze, lasciando che siano loro, un giorno, a decidere se e come condividerli.


 
 
 
 

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