Quando il feto si presenta in posizione podalica in prossimità del termine della gravidanza, si rende necessaria l'esecuzione di un taglio cesareo. Esistono diverse pratiche totalmente naturali che la puerpera può provare per "capovolgere" la situazione ed evitare un parto chirurgico a favore di un parto naturale, tra queste ci sono l'agopuntura, la manovra esterna, la moxibustione, ecc. La moxibustione, detta anche moxa, è un trattamento usato in medicina orientale che non presenta controindicazioni e stimola il neonato a mettersi in posizione cefalica attraverso il riscaldamento di un punto situato sul meridiano della vescica. Il punto interessato è il V67 che si trova nell'angolo esterno del mignolo del piede e la pratica in sè non presenta difficoltà particolari, infatti può essere eseguita nella tranquillità di casa propria a patto che si usino gli strumenti adeguati e che si segua l'insegnamento di personale qualificato. Nella fattispecie, la stimolazione con calore del punto avviene tramite un sigaro di artemisia che deve essere tenuto alla di stanza di circa una falange e va ripetuta una volta al giorno per quindici giorni o fino al capovolgimento del bambino. La sollecitazione deve durare un quarto d'ora per piede. La posizione corretta da tenere è quella supina con i pancione libero da costrizioni. Durante la terapia viene consigliato di camminare, mentre sono vietati lavori pesanti, la ginnastica e i sonnellini diurni. Sono altresì controindicati il caffè, lo yogurt, le bevande fredde, la birra e il vino. Durante le sedute risultano benefici massaggi circolari sulla pancia. La moxibustione ha successo nel 70/80% dei tentativi, soprattutto nel periodo che va dalla trentaduesima alla trentasettesima settimana. L'efficacia aumenta se durante la moxa si sta con il sedere in una posizione più alta rispetto alla testa.