Essere genitori è sempre un'impressa ardua e il
rapporto con i figli non sempre è idilliaco. Quando capita di sentire solo
capricci e lamenti possono nascere di sentimenti negativi nei confronti del proprio operato di mamma. Si può cominciare a dubitare del proprio valore nei confronti del figlio. Questo è il momento in cui possono venir fuori l'aggressività, la rabbia, l'attacco di ira, che nascono sempre quando ci si sente svalutati, incompresi, non apprezzati dai figli. Si innesca però un circolo vizioso: la mamma è arrabbiata con il figlio e lui si irrigidisce e si comporta in modo contrario a ciò che vuole il genitore. Viene a succedere proprio che nessuno è più sicuro del proprio valore di fronte all'altro. Si viene ad instaurare quel meccanismo in cui la mamma, sentendosi svalutata come genitore, si lascia vincere dall'
aggressività ed arriva a sottostimare i propri figli. Agire guidati dall'ira significa colpire in modo preciso e pungente il proprio interlocutore. Nell'attacco di collera si finisce sempre per esagerare; si va calcare la mano sui punti deboli del figlio, umiliandolo e colpendolo nei suoi limiti. Infatti, conoscendo profondamente il bambino, la madre sa dove ferirlo in maniera decisiva. La
lite tra genitori e figlio va sempre verso i sentimenti più profondi e spesso fa riemergere il vissuto della mamma che si scontra con l'attuale infanzia dei figli. Il
compito del genitore è proprio quello di superare la rabbia e l'aggressività; trovare altre valvole di sfogo e non far ricadere sui figli ansie e frustrazioni. Il bambino non smette di amare la mamma, nonostante sia stato maltrattato, ma non bisogna continuare su questo cattivo percorso perché può provocare ferite indelebili. Una buona terapia per la mamma sarà quella di indirizzare altrove la propria collera. Infatti la vera vittima degli scatti d'ira dei genitori può diventare l'autostima dei figli, un bene prezioso da salvaguardare.