Il pianto di un neonato ha caratteristiche diverse. Può presentarsi insistente, acuto o intermittente. Ogni vagito trasmette un messaggio preciso. Come fa una mamma a capire perché il suo bambino piange e quali rimedi deve adottare per ristabilire il silenzio? Quando il bambino ha un dolore, il suo pianto è un grido d’aiuto. L’urlo è acuto con fasi di apnea, per proseguire con grida brevi e assordanti. Il viso si contorce e il vagito non cessa nemmeno se il piccolo viene preso in braccio. Per ristabilire la pace occorre premere con delicatezza alcune parti del corpo del neonato: addome, testa, orecchie, gambe e braccia. Il punto dolente porterà il bebè a urlare più forte, a questo punto una volta individuata la parte sofferente, si agirà di conseguenza con l’eventuale assistenza del pediatra. Se il bambino ha fame piange in maniera insistente, piega la testa laterale e tiene la bocca aperta alla ricerca del capezzolo. Una volta al seno o al biberon il lamento finisce, altrimenti se il pianto non è riconducibile alla fame, il bambino rifiuta la poppata e riprende a piangere. Il piagnucolare a intermittenza è l’atteggiamento tipico del bambino quando è annoiato. E’ sufficiente prenderlo in braccio e muovere qualche cosa intorno a lui, così da attirare la sua attenzione e farlo momentaneamente allontanare dalla noia. Se il bambino ha vissuto una giornata stressante, inizia a dimostrare la sua stanchezza e la voglia di dormire, cominciando con un pianto debole, per poi intensificarsi gradualmente. L’unico modo per calmarlo è metterlo delicatamente al letto con il suo ciuccio.