Negli ultimi anni sempre più genitori italiani trasferiscono all'estero il cordone ombelicale del loro bimbo per assicurargli in futuro una speranza di guarigione qualora venisse colpito da leucemia, o altre patologie del sangue. Ma conviene davvero conservarlo?Secondo quanto stabilisce la legge il cordone ombelicale può essere utilizzato in tre modi, ma non tutti applicabili in Italia. - La conservazione autologa è vietata nel nostro Paese, per questo i genitori ricorrono a un deposito estero a pagamento. - La donazione eterologa è un gesto di solidarietà che consiste nel cedere il cordone del proprio figlio per l'utilizzo su altre persone. - La donazione dedicata permette di conservare il cordone del neonato qualora in famiglia esistano casi di malattie genetiche per cui il bambino in futuro potrebbe ammalarsi o nascere già con la malattia in corso. In questo caso le spese di conservazione sono a carico del Sistema Sanitario Nazionale. L’unica proibizione nel nostro Paese è per la donazione autologa, poiché i dati fruibili provano che dal punto di vista scientifico il processo di conservazione non è fondamentalmente utile per il donatore. Vediamo di capire. Se un bimbo si ammala di leucemia, è inopportuno utilizzare le sue stesse cellule per il trapianto perché il "difetto genetico" potrebbe essere presente già dalla nascita e causare delle recidive. Supponiamo che lo stesso bambino abbia un fratellino malato. In questo caso le staminali conservate potrebbero essere utili per il trapianto, peccato però che le statistiche remano contro. Se in famiglia non vi sono casi precedenti di malattie genetiche e di leucemie la probabilità di utilizzare il cordone depositato nella banca è dello 0,005%, non solo, ma la probabilità che i due fratellini siano compatibili per il trapianto sarebbe una su quattro.