La notizia è di quelle destinate a far preoccupare più di una mamma. Da tempo, infatti,
nutrizionisti e pediatri si confrontano sul problema dell’
obesità infantile, attribuendo le colpe alla frenesia dei tempi moderni, al fast-food, alle merendine e a una vita sedentaria fatta di videogiochi, computer e pochissimo sport. A nessuno però era ancora venuto in mente che una delle cause del dilagante sovrappeso infantile potesse risiedere nell’utilizzo, spesso smodato, di antibiotici durante i primi due anni di vita del bambino. A rivelarlo è uno studio congiunto condotto dall’Università della Pennsylvania e dalla Scuola di Salute Pubblica di Johns Hopkins Bloomberg. I risultati della ricerca sono stati divulgati da JAMA Pediatrics e hanno scatenato numerose polemiche nella comunità internazionale, in particolare tra i pediatri, i quali
invitano alla calma e a non trarre conclusioni affrettate. Più che l’uso di antibiotici, infatti, sarebbe sotto accusa il loro abuso o l’utilizzo scorretto che purtroppo molti genitori (e medici) ne fanno. Gli studiosi hanno preso in esame dati estrapolati da oltre 60mila cartella cliniche di bambini americani, seguendo l’evolversi del loro stato di salute sino ai cinque anni, e hanno tratto una conclusione allarmante. È emerso infatti che
i dei bambini che avevano assunto antibiotici nei primi due anni di vita (il 70% del campione analizzato), all’età di cinque anni presentavano un rischio di obesità decisamente superiore rispetto a quello dei bambini che non avevano assunto tali medicinali. La percentuale, infatti, si attestava attorno al 10%. Resta però da
capire se i vantaggi delle cure antibiotiche superino le eventuali controindicazioni, e se la
correlazione tra antibiotici e sovrappeso infantile troverà conferma anche in altri studi incrociati.